Mangiare un vero cacciucco: sembra facile sul litorale toscano, ora che i piatti della tradizione furoreggiano. I pescatori lo cucinavano in barca con l’acqua di mare e la minutaglia marina. Era un piatto fragrante e immediato. Oggi invece spesso è mollaccioso e riscaldato. Da Gino il cacciucco non è in lista e bisogna chiederlo il giorno prima. La ragione sta nella ricetta: la mattina si soffriggono aglio, olio e peperoncino, si mettono seppie e polpi, si bagna con vino bianco, si aggiunge il pomodoro, si lascia cuocere fino a ottenere un sugo denso. Solo al momento dell’ordinazione, a parte, si fanno saltare per pochi minuti palombetti, scorfani, canocchie, frutti di mare. Si uniscono al resto, si serve caldissimo. «Il pesce deve risultare croccante» spiega il proprietario. In cucina suo padre da vent’anni cuoce all’istante linguine con acciughe fresche, cozze al vapore, frittura di barca. Era una mensa per operai, è una trattoria vera con la vetrina con il pesce da scegliere, due file di tavoli, lista essenziale, tutto pescato nel mare di fronte. Prudente prenotare.